giovedì 7 agosto 2008

Io come madre


Ho appena letto questo libro che parla di me, e dice cose di me che non sapevo ma che sono assolutamente vere.

C'è un capitolo sulle madri della mia generazione e leggendolo mi sono sentita come se qualcuno mi avesse messo uno specchio di fronte e finalmente mi sono vista!


Cito dal libro; ..la citazione è un pò lunga...ma non sapevo cosa tagliare per non perdere il senso:

Per descrivere la condizione delle madri, la giornalista e mamma Judith Warner usa la parola "mess": " Non esattamente senso di colpa, o stress, o rabbia. Un pò di tutte queste cose insieme, e anche qualcosa in più". "Mess" è un gran pasticcio, il caos, il casino. Un perenne stato d'ansia e di frustrazione, alimentato dalla fretta e dalla paura di sbagliare e dall'idea di di essersi cacciate in una trappola infernale. Il suo libro Perfect Madness. Motherhood in the Age of Anxiety (Assoluta follia. La maternità nell'era dell'ansia) ha scompaginato la retorica corrente della " Mommy Mistique", rivelando una sofferenza ( tre mamme depresse su dieci, e le altre sette terribilmente stressate) che non può essere ignorata. "una ricerca condotta in Texas" dice Warner " ha dimostrato che per la gran pare delle mamme prendersi cura dei bambini è divertente quanto pulire la casa, un pò meno gratificante che cucinare e decisamente meno piacevole che guardare la tv. Come mai, mi sono domandata, donne tanto autonome e competenti finiscono per perdersi quando diventano madri ? Perchè si sentono perennemente sull'orlo di una crisi di nervi ?".
Anch'io sono stata una madre classicamente "ansioso-evitante", ed è una delle cose di cui mi sono più pentita nella vita. Mentre stavo con il mo bambino volevo sempre essere da un'altra parte. Mi pareva di perdere chissà quali occasioni. Le cose che contavano erano sempre altrove. Postura classica: io in fuga,lui attaccato alla mia gonna. Mi viene in mente una collega inviata che stava facendo la valigia e aveva piazzato il suo bambinetto di tre anni davanti a Dumbo. Ma lui non ci stava, le correva dietro dappertutto, farfugliava penosamente con il ciuccio: " Voglio vederlo con te". Ho ancora in mente la faccia di lei, tra senso di colpa e fastidio, un subbuglio di sentimenti conflittuali eccitati dalle suppliche del bambino. Li riconoscevo e provavo molta pena. Mi vedevo in lei, erano i miei stessi sentimenti, il mio bambino aveva appena un anno in più del suo. Dopo tanti anni ho capito che la mia ansia nasceva dal conflitto tra il desiderio di stare con il mio piccolo, di starci come ci sta una gatta, in un tempo tutto nostro, protetti dal mondo fuori, e lo spavento che provavo all'idea di lasciarmi andare a questo impulso "trasgressivo". Se lo avessi fatto, avrei perso tutto, sarei precipitata nella voragine.
"Ah, renderle invisibili, non sentire più le richieste della loro carne come domande più pressanti,piùpotenti di quelle che venivano dalla mia" dice Leda, protagonista del romanzo di Elena Ferrante La figlia oscura, dilaniata tra l'amore per le figlie e la sua smania di libertà.
Secondo Warner oggi le madri sono al collasso nervoso perchè si chiedono troppo, si sentono iper-responsabilizzate, perseguono standard educativi troppo alti: corsi, ginnastica, cibo biologico, esperienze stimolanti. E perchè chiedono troppo poco alle istituzioni,che negano loro ogni sostegno, lasciandole sole nel loro compito di crescere cittadini perfetti.
(...)
Continuiamo a parlare freddamente di "conciliazione", quando invece la questione principale è il calore della condivisione. La morte della famiglia patriarcale è stata anche la fine di questa condivisione, delle chiassose ingerenze femminili, sorelle, zie, cognate che al momento giusto ti strappavano il fagotto dalle braccia, interompendo l'ossessivo e claustrofobico loop della comunicazione chiusa tra madre e figlio. "Una madre deve vivere la propria condizione con un senso di sicurezza e fiducia, sentirsi parte di una storia familiare positiva, aver concepito il bambino in un contesto di attesa affettiva, in una speranza di progetto parentale" (Sophie Marinopoulos, Nell'intimo delle madri). Una madre deve avere una pancia in cui stare a sua volta, deve sentire che qualcuno risponde alla sua chiamata per poter rispondere alla chiamata del bambino.
Marina Terragni
La scomparsa delle donne.
Maschile, femminile e altre cose del genere
Mondadori

2 commenti:

Lo ha detto...

forse non sta nelle donne....ma è prorpio un dubbio che attanaglia chi è persona...forse se non si corre con le esigenze della società, m acon le proprie si riesce a respirare...ora ch eho il tempo dalla mai parte trovo divertente persino fare le pulizie...ora che ho tempo guardo la mia gnoma e so di perdermela un po' meno!

Anonimo ha detto...

A me non capita spesso, ma quando capita è una sensazione stupenda: quando leggendo una frase pensi "ecco, è una vita che cerco di definire ciò che sento e sono, ed eccole qui, le parole giuste!", e per un attimo almeno ti sembra tutto di una chiarezza assoluta...

Credo che i libri fungano da "specchi" più spesso di quanto si pensi...e forse è soprattutto per questo che è tanto bello - anzi: necessario! - leggere :-)

PS: con il libro della Szabò sono agli sgoccioli (lo sto divorando!), quindi quando vuoi fammi sapere il tuo indirizzo, così te lo mando appena possibile. E' un libro che "libero" con particolare piacere, proprio perché lo considero bellissimo ;-)
Ti lascio l'email: barbottina79[at]gmail.com

Buona settimana anche a te! :-)

Sere