venerdì 29 agosto 2008

Crespelle da un tramonto in Meridione



Questa ricetta partecipa al restyling delle ricette degli anni '80 proposto da Salsadisapa.

Ero indecisa su quale ricetta proporre, vista la mia età negli anni '80 forse... una fetta di pane con la nutella, oppure un panino paninaro....o un toast con prosciutto cotto e sottiletta.
Poi mi sono chiesta cosa si mangiava nei pranzi importanti e mi sono tornate in mente le crespelle ai quattro formaggi mangiate al matrimonio di mio zio nella metà degli anni '80.

Utilizzando una mia versione salata delle crèpes alla birra di Stella di sale e prendendo un pò di ingredienti locali ecco il risultato.


Cannoli di crespelle alla birra con ricotta di bufala e zucchine

Ingredienti:

per 9 crespelle di 28 cm. di diametro:
270 gr. di farina 00
500 ml di birra chiara non molto alcolica
3 uova
1 cucchiaio di olio evo
1 pizzico di sale

per il ripieno:
400 gr. di ricotta di bufala
400 gr. di zucchine grigliate a cubetti
200 gr. di prosciutto cotto tagliato a listarelle sottili
sale
150 gr. di parmigiano reggiano grattugiato
olio evo


Preparazione:

Preparare le crespelle sbattendo le uova con la farina ed il sale, e poi unire a poco a poco la birra mescolando con una frusta. La pastella diventerà molto schiumosa :)).

Lasciar riposare in frigo per circa due ore e poi cuocere le crespelle.

Per il ripieno mescolare la ricotta, con le zucchine ed il parmigiano reggiano (lasciando da parte qualche cucchiaio di zucchine e di parmigiano). Aggiustare di sale e condire con due cucchiai di olio evo.

Dividere il ripieno stendendolo sulle crespelle ed arrotolarle. Disporle su una pirofila ccospargendo con parmigiano reggiano, qualche cubetto di zucchina ed un filo d'olio. Infornare a 200° per 15 minuti.





P.S.: Non ho le foto del ripieno perchè ho dovuto scegliere per quali scatti utilizzare le ultime energie delle pile della macchina fotografica :))

giovedì 14 agosto 2008

Partiamo per il Meridione




La nostra piccola famiglia va dai parenti, torno nella mia terra.

Tutto quello che spero è di fare delle vacanze di assoluta serenità e di riuscire ad andare un pò al mare ...anche se quest'ultimo proposito mal si accorda con il primo :))


Quiche alla provenzale (ovvero: la quiche che si crede una pissaladière)

Ingredienti (per una teglia di 26 cm. di diametro)

Pasta brisèe:
250 gr. di farina 00
125 gr. di burro
70 gr. di acqua (fredda di frigo)
1 cucchiaio colmo di erbe aromatiche tritate ( basilico, rosmarino, alloro, maggiorana, timo)
1 pizzico di sale

Ripieno:
2 cipolle grandi
2 pomodori maturi
4 cucchiai di olio evo
1 zucchina media
1 peperone rosso
1/2 bicchiere di vino bianco secco
4 cucchiai colmi di erbe aromatiche tritate ( basilico, rosmarino, alloro, maggiorana, timo)
1 foglia di alloro
2 cucchiai di pangrattato
3 uova
100 ml di panna
50 gr. di groviera grattugiato
noce moscata
sale
pepe

Preparazione

Cuocere in una padella nell'olio caldo le cipolle tagliate a rondelle, a fuoco moderato e con il coperchio. Aggiungere un pomodoro tagliato a cubetti e lasciare insaporire per 5 minuti.
Aggiungere la zucchina ed il peperone taglati a striscioline e lasciar cuocere lentamente per 10 minuti. Bagnare con il vino e alzare la fiamma per far evaporare. Abbassare di nuovo la fiamma, aggiungere la foglia di alloro, sale e pepe. Lasciar cuoere dolcemente fino a quando non verrà assorbito il liquido di cottuta. Togliere, poi, dal fuoco e aggiungere 2 cucchiai di erbe aromatiche.
Lasciar raffreddare.
Nel frattempo preparare la pasta brisèe mescolando velocemente tutti gli ingredienti. Lasciar riposare l'impasto in frigo per almeno mezz'ora.
Ricoprite, poi, la teglia rivestita di cartaforno con la pasta brisèe. Bucate la pasta con i rebbi di una forchetta e cospargetela con il pangrattato.
Sbattete le uova con la panna, il formaggio, noce moscata, sale e pepe.
Togliere la foglia di alloro dalle verdure e distribiurle sulla pasta brisèe, ricoprire con il composto di uova e panna, decorate con un pomodoro tagliato a fettine e cospargete la quiche con un cucchiaio di erbe aromatiche.
Infornate a 190° per almeno 40 minuti; prima di togliere dal forno assicurarsi che la base della quiche sia ben dorata.

mercoledì 13 agosto 2008

No Frutta, No Party !

Frutta Party





Con questa crostata estiva partecipo volentieri al Frutta Party di Cindystar...tante ricette per godersi l'estate.
Lo spunto l'ho preso dalla rivista mensile dell'Esselunga (numero di luglio-agosto) ma più aspettavo a prepararla più nella mia testa la ricetta si modificava :))
La crostata nella foto è stata preparata con prugne (black amber) ma è buonissima anche con pesche o albicocche o kiwi o melone (o tutti i frutti insieme).
La base anzichè una vera e propria frolla è una "frolla" all'olio di oliva che ha il vantaggio di rimanere croccante anche per giorni.
Nella ricette con le prugne ho aromatizzato la "frolla" all'olio con un pò di cannella. Con le pesche e il kiwi, si abbina benissimo la vaniglia, con le albicocche l'anice stellato, con il melone la buccia di limone.

Crostata estiva alle prugne

Ingredienti (per una teglia di 26 cm. di diametro)

"Pasta frolla" all'olio extra vergine di oliva
250 gr. di farina 00
90 gr. di zucchero
50 gr. di olio evo
1 uovo
3 cucchiai di marsala
mezzo cucchiaino di cannella
1 pizzico di sale

Ripieno alle prugne
600 gr. di prugne tagliate a spicchi
100 gr. di uvetta
130 gr. di zucchero
100 gr. di mandorle tritate grossolanamente
50 gr. di panna liquida

Preparazione

Preparare la "frolla" lavorando tutti gli ingredienti. Stenderla con il matterello su una spianatoia infarinata e foderare la teglia rivestita di cartaforno.
Cuocere a 180° per 30 minuti.
Lasciar raffreddare.
Nel frattempo unire la granella di mandorle (tenendone da parte un paio di cucchiai), lo zucchero, l'uovo, la panna e l'uvetta precedentemente ammollata in un pò di acqua tiepida. Versare la crema ottenuta sulla base della crostata già cotta e ricoprire la superficie con le prugne e le mandorle rimaste.
Infornare a 180°per 20 minuti. Mangiare fredda.

lunedì 11 agosto 2008

Non sparate sulle casalinghe !




E' da qualche giorno che ho in testa di scrivere qualcosa prendendo spunto da questo post della Golosastra e da quest'altro di Maricler di The chef is on the table.

L'argomento dovrebbero essere i food blog o, perchè no, le relazioni umane tra bloggers o anche la tecnica fotografica ma anche la lingua italiana corretta ed un panino con la mortadella.

La Golosastra cita un articolo di Repubblica che parla del mondo dei bloggers negli USA e che riassumendo dice quanto segue in termini di cifre:

  • il 46 % dei bloggers americani sono donne (quindi, quasi 1 su 2)
  • oltre la metà di queste bloggers ha meno di 30 anni
  • le bloggers sono diventate un importante referente per le aziende pubblicitarie
  • tra i bloggers adulti le mamme americane con figli minorenni costituiscono il gruppo più numeroso del web (Mummyblogging) ed i loro blogs sono tra i più lucrativi.

Ma di cosa scrivono tutte queste donne ? L'articolo dice che scrivono di esperienze personali, di famiglia, scuola, mariti, figli. Si scambiano suggerimenti su come affrontare le sfide della vita quotidiana; fanno politica, arte, musica.

Prima o poi avremo un bell'articolino anche sulle bloggers italiane. Ma io azzardo l'ipotesi che le food bloggers ne siano una fetta sostanziosa. Anche perchè forse in Italia non si è mai persa l'abitudine di preparare i cibi in casa o forse perchè più che altrove la donna che lavora fuori casa ha continuato a lavorare (cucinare, lavare, stirare) anche in casa.

Ed allora può capitare di leggere che:

Certo, siamo anche stanchi dei foodblog: siamo stanchi di questi blog di cibo che nascono ovunque ma soprattutto comunque, pieni di ricette trite e ritrite, copia di altre, che servono solo alle celebri casalinghe trevigiane ( ndr: ma non erano di Voghera? ) , pieni di banalità ed errori grammaticali da far impallidire anche me che sono alla quinta-sesta lampada, senza una veste grafica decente, pieni di foto mal fatte, sfocate, mangiate e sputacchiate, nati sull'onda di chissà quale entusiasmo di un pomeriggio improduttivo, che non aggiungono niente alla mia giornata e sono anche bruttini da guardare.

Mi sono chiesta perchè a me piacciono i food blog patinati con le foto che sembrano arrivare da una rivista di cucina molto glamour ...ma anche quelli con le foto sfuocate e con la luce sbagliata, che però raccontano di chi cucina e dell'occasione in cui è stata preparata quella ricetta e così facendo aprono la porta di casa dell'autrice e mi fanno entrare.

Qual è il ruolo del cibo in questa società occidentale in cui c'è tanto cibo e in cui ti dicono che devi essere magra? Guardando una bella foto di una pietanza si pensa davvero a mangiare oppure si pensa a dove appendere la foto ?

E allora ho deciso di scrivere questo post in difesa delle casalinghe (categoria alla quale aspiro aderire full time) perché ci vuole molta buona volontà per preparare tre pasti al giorno, rifare i letti tutte le mattine, rimettere in ordine dove gli altri hanno fatto disordine, andare a fare la spesa tra gente isterica e triste e/o accudire i bambini ....e perchè resta troppo poco tempo per fare un corso di fotografia (fosse anche un corso in elearning di foto-ritocco).

Attendo con gioia qualche casalinga di buon cuore che mi spieghi come fare un formidabile panino con la mortadella.

Cavatelli (poco fotogenici) al pesto di tonno e dadolata di verdure

Ingredienti (per 4 persone):


400 gr. di cavatelli (pasta fresca), 100 gr. di tonno sott'olio, 1 zucchina media, 1 carota media,1 falda di peperone rosso, 1 falda di peperone verde, 1 cipolla, 6 o 7 mandorle, 10 foglie di basilico, sale, pepe, 1 spicchio d'aglio (facoltativo).

Preparazione:

Ridurre a dadini le verdure e lasciarle rosolare lentamente (a lume di candela) con un cucchiaio d'olio (in una pentola con coperchio) ed un pò di sale. Vi ci vorranno circa 15 minuti.

Mettere a cuocere la pasta e, nel frattempo, frullate il tonno, il basilico, le mandorle, il tonno sgocciolato, lo spicchio d'aglio, 30 gr. di olio e 50 gr. di acqua di cottura della pasta.

Scolare la pasta al dente e condirla con il pesto di tonno, la dadolata di verdure ed un pizzico di pepe.




sabato 9 agosto 2008

Un fiore a colazione





Nella mia famiglia la pasta frolla è sempre stata alta e fatta con l'aggiunta di lievito...e, quindi, poco croccante.

Vivendo da sola ho imparato a fare la vera pasta frolla senza lievito, ma soltanto con farina, zucchero, uova e burro.
La friabilità dipende dal numero di uova intere o tuorli che si utilizzano.
L'ultimo esperimento , in ordine di tempo, è la pasta frolla bassa e friabile di Comida de Mama ; ottima per le crostate con la marmellata.


Pasta frolla friabile di Comida

Ingredienti:
250 gr. di farina 00
125g di burro morbido
70g di zucchero
2 rossi d'uovo
1 uovo intero
buccia di limone grattugiata

Lasciar riposare in frigo per almeno 24 ore.
Con questa pasta frolla ho preparato una crostata con marmellata di pesche.

L'ho stesa molto sottile aiutandomi con due fogli di carta forno e cercando di utilizzare meno farina possibile.
Lasciandola sulla carta forno ho rivestito una teglia rettangolare 32 x 24. Con gli avanzi ho pasticciato il fiore .....molto naive :))

Ho infornato a 180° per 40 minuti, cioè fino a quando la pasta non è diventata di un bel colore marroncino.



venerdì 8 agosto 2008

E poi i pomodori sono la fine del mondo

Questa primavera si è aggiunta una nuova persona nella vita della nostra piccola famiglia. Avevo bisogno di un aiuto in casa ed allora è arrivata la signora Virginia. La persona che me l'ha presentata mi aveva raccontato che era calabrese, ....poi è venuta a casa ed ho scoperto che è napoletana.
Quindi, per tre ore a settimana posso parlare il mio dialetto con una giovane signora cinquantenne, madre di cinque figli che mi aiuta a pulire una casa piccola e piene di cose.
Quando arriva di solito c'è lo stendibiancheria che quasi impedisce di entrare in casa; il divano carico di panni da stirare e ovunque giocattoli, palloni e palloncini, costruzioni e colori e giornali.

Quando ha finito di riassettare la casa sembra più grande....tanto che quando rientra mio marito chiede se nell'impeto delle pulizie non abbiamo buttato via anche qualche pezzo di arredamento.
Il più delle volte pranziamo insieme e la scorsa settimana ho voluto provare a fare una focaccia ripiena. L'idea mi era venuta guardando la focaccia con scamorza e pomodori di Arietta di Muffins, cookies e altri pasticci, ma la mia focaccia non ha le patate nell'impasto.

Focaccia mediterranea
Ingredienti (per una teglia di 26 cm di diametro)
300 gr. di farina 00
160 gr. di acqua
2 cucchiai di olio evo
1 cucchiaino colmo di lievito di birra liofilizzato
1 cucchiaino di zucchero
8 gr.di sale
150 gr. di pomodori maturi
90 gr di scamorza
basilico
origano
olio, acqua e sale per emulsionare
un pò di farina per la spianatoia
olio per la teglia

Preparazione:
Disporre la farina a fontana, con il sale in un angolo. Al centro aggiungere l'acqua ed il lievito ed impastare fino ad ottenere un impasto liscio. Se si ha una impastartice mettere tutti gli ingredienti nella planetaria e lasciar lavorare.
Formare una palla e metterla a lievitare in una ciotola coperta di pellicola. Lasciar lievitare fino a quando l'impasto non triplica di volume. (Con il caldo dei giorni scorsi a me ci sono volute due ore e mezzo).
Sgonfiare l'impasto sulla spianatoia e dividerlo in due. Stendere la metà dell'impasto nella teglia precedentemente oliata e disporvi al centro la scamorza tagliata a fettine. Ricoprire con l'altra metà dell'impasto e premere un pò sulla focacci in modo che i lembi si uniscano. Lasciar lievitare mezz'ora.
Nel frattempo tagliare i pomodori a fettine, salarli e lasciar riposare.
Prima di infornare disporre i pomodori sulla superficie della focaccia, schiacciandoli un pò nell'impasto. Aggiungere basilico ed origano.
Infornare a 200° per 30 minuti. Estrarre la teglia dal forno e bagnare la superficie della focaccia con un'emulsione ottenuta con 5 cucchiai d'acqua, 2 cucchiai di olio e sale (oppure si può utilizzare l'acqua di vegetazione dei pomodori aggiungendo un pò d'olio).
In questo modo la superficie non diviene troppo dura.
Lasciar cuocere altri 10 minuti. Mangiare tiepida o a temperatura ambiente.

A me piace perchè rimane morbida.

Mercoledì prima di metterla a tavola l'ho fatta assaggiare alla signora Virginia per capire se era ben cotta; lei ne ha mangiato un boccone e poi ha detto" E' cotta...e poi 'e pummarol 'ngop song a fin ro munn!!! ( e poi i pomodori sopra sono la fine del mondo ndr).
Ma che strano questo nostro dialetto del sud; dove per dire che qualcosa è bella o buona la si paragona alla fine del mondo. Forse ci si riferisce alla tradizione cristiana ed alla resurrezione. O forse no.

giovedì 7 agosto 2008

Io come madre


Ho appena letto questo libro che parla di me, e dice cose di me che non sapevo ma che sono assolutamente vere.

C'è un capitolo sulle madri della mia generazione e leggendolo mi sono sentita come se qualcuno mi avesse messo uno specchio di fronte e finalmente mi sono vista!


Cito dal libro; ..la citazione è un pò lunga...ma non sapevo cosa tagliare per non perdere il senso:

Per descrivere la condizione delle madri, la giornalista e mamma Judith Warner usa la parola "mess": " Non esattamente senso di colpa, o stress, o rabbia. Un pò di tutte queste cose insieme, e anche qualcosa in più". "Mess" è un gran pasticcio, il caos, il casino. Un perenne stato d'ansia e di frustrazione, alimentato dalla fretta e dalla paura di sbagliare e dall'idea di di essersi cacciate in una trappola infernale. Il suo libro Perfect Madness. Motherhood in the Age of Anxiety (Assoluta follia. La maternità nell'era dell'ansia) ha scompaginato la retorica corrente della " Mommy Mistique", rivelando una sofferenza ( tre mamme depresse su dieci, e le altre sette terribilmente stressate) che non può essere ignorata. "una ricerca condotta in Texas" dice Warner " ha dimostrato che per la gran pare delle mamme prendersi cura dei bambini è divertente quanto pulire la casa, un pò meno gratificante che cucinare e decisamente meno piacevole che guardare la tv. Come mai, mi sono domandata, donne tanto autonome e competenti finiscono per perdersi quando diventano madri ? Perchè si sentono perennemente sull'orlo di una crisi di nervi ?".
Anch'io sono stata una madre classicamente "ansioso-evitante", ed è una delle cose di cui mi sono più pentita nella vita. Mentre stavo con il mo bambino volevo sempre essere da un'altra parte. Mi pareva di perdere chissà quali occasioni. Le cose che contavano erano sempre altrove. Postura classica: io in fuga,lui attaccato alla mia gonna. Mi viene in mente una collega inviata che stava facendo la valigia e aveva piazzato il suo bambinetto di tre anni davanti a Dumbo. Ma lui non ci stava, le correva dietro dappertutto, farfugliava penosamente con il ciuccio: " Voglio vederlo con te". Ho ancora in mente la faccia di lei, tra senso di colpa e fastidio, un subbuglio di sentimenti conflittuali eccitati dalle suppliche del bambino. Li riconoscevo e provavo molta pena. Mi vedevo in lei, erano i miei stessi sentimenti, il mio bambino aveva appena un anno in più del suo. Dopo tanti anni ho capito che la mia ansia nasceva dal conflitto tra il desiderio di stare con il mio piccolo, di starci come ci sta una gatta, in un tempo tutto nostro, protetti dal mondo fuori, e lo spavento che provavo all'idea di lasciarmi andare a questo impulso "trasgressivo". Se lo avessi fatto, avrei perso tutto, sarei precipitata nella voragine.
"Ah, renderle invisibili, non sentire più le richieste della loro carne come domande più pressanti,piùpotenti di quelle che venivano dalla mia" dice Leda, protagonista del romanzo di Elena Ferrante La figlia oscura, dilaniata tra l'amore per le figlie e la sua smania di libertà.
Secondo Warner oggi le madri sono al collasso nervoso perchè si chiedono troppo, si sentono iper-responsabilizzate, perseguono standard educativi troppo alti: corsi, ginnastica, cibo biologico, esperienze stimolanti. E perchè chiedono troppo poco alle istituzioni,che negano loro ogni sostegno, lasciandole sole nel loro compito di crescere cittadini perfetti.
(...)
Continuiamo a parlare freddamente di "conciliazione", quando invece la questione principale è il calore della condivisione. La morte della famiglia patriarcale è stata anche la fine di questa condivisione, delle chiassose ingerenze femminili, sorelle, zie, cognate che al momento giusto ti strappavano il fagotto dalle braccia, interompendo l'ossessivo e claustrofobico loop della comunicazione chiusa tra madre e figlio. "Una madre deve vivere la propria condizione con un senso di sicurezza e fiducia, sentirsi parte di una storia familiare positiva, aver concepito il bambino in un contesto di attesa affettiva, in una speranza di progetto parentale" (Sophie Marinopoulos, Nell'intimo delle madri). Una madre deve avere una pancia in cui stare a sua volta, deve sentire che qualcuno risponde alla sua chiamata per poter rispondere alla chiamata del bambino.
Marina Terragni
La scomparsa delle donne.
Maschile, femminile e altre cose del genere
Mondadori

mercoledì 6 agosto 2008

Come i fiori a merenda



Più di un anno fa ho ricevuto in regalo da mia cognata ( che ben conosce la mia passione per la cucina) lo stampo per le ferratelle abbruzzesi.

Le ferratelle ( o pizzelle, o neole , o nuvole o cancelle...ehm tanti nomi per tante tradizioni locali) sono un dolce tipico abbruzzese - molisano fatto con della pastella a base di farina, zucchero, uova e olio e cotte tra due piastre di acciaio o ghisa arroventate sul fuoco. Le piastre presentano delle scalanature a rombo, a cancello, a cuore , a fiore ecc. che imprimono la loro forma sul dolce.

Esistono due versioni delle ferratelle: quelle alte e quelle sottili. Il risulato dipende sia dall'impasto che dalla profondità delle scanalature delle piastre.

Le ferratelle vengono fatte risalire ad un dolce degli antichi Romani detto Crustulum e nei secoli sono diventate tipiche dei matrimoni: le piastre per cuocerle venivano portate in dote dalla sposa, con incise le iniziali nella parte centrale.
Oggi esistono in commercio anche piastre elettriche per ferratelle.

E quindi,.... decidere di cucinare le ferratelle è come decidere di viaggiare nel tempo; dagli antichi romani fino ad oggi passando per secoli di banchetti di nozze.

Le ferratelle non sono waffels o gaffres o cialde. Ho provato qualche ricetta; qualcuna con latte e burro, altre con troppe uova.

Alla fine credo di aver scovato una ricetta semplice che non sfigura con la tradizione di un dolce povero.


Ferratelle

Ingredienti:

50 gr. di farina
45 gr. di zucchero
20 gr. di olio d'oliva
1 uovo
buccia di limone
semi di anice

Preparazione:

Unire tutti gli ingredienti in una ciotola, si ottiene una pastella che ha la consistenza di una crema densa. Lasciar riposare almeno mezz'ora. Poi scaldare le piastre su entrambi i lati e quando saranno ben calde spennellarle con olio di oliva.

Prendere un cucchiaio di pastella e disporlo al centro della piastra inferiore; chiudere e aspettare 20 o 30 secondi ( la tradizione dice di aspettare il tempo di un' Ave Maria) e poi girare e lasciar cuocere sull'altro lato.

Aprire le piastre e lasciar cadere le ferratelle su un piatto

Queste dosi sono per 5 o 6 ferratelle sottili (con delle piastre tonde dal diametro di 13 cm); per averne di più bisogna aggiungere per ogni uovo in più che si utilizza nell'impasto la stessa proporzione degli altri ingredienti.


Possono essere servite spolverizzate di zucchero a velo. Oppure unite a due a due una sull'altra con marmellata o cioccolata. Tradizionalmente le ferratelle vengono, anche, arrotolate a cono e riempite di marmellata d'uva.
Io le preferisco al naturale e morbide, così da sentire il profumo dell'anice :).






Girovagando per i blog ho trovato versioni tradizionali e rielaborazioni.
Eccone alcune:

Aggiorno l'elenco con: